Blog in Rete: Personal Branding con Salvatore Russo

Blog in Rete: Personal Branding con Salvatore Russo

Quanto mi piace tornare sui banchi, come a scuola! È una delle ragioni per cui continuo con grande soddisfazione il percorso Blog in Rete, iniziato lo scorso ottobre: un intero anno di formazione, dodici giornate di lezione con esperti di comunicazione e non solo, secondo lo schema del “learning by doing”, imparare facendo.
Il corso è nato nell’ambito del progetto LeROSA, ideato da  SeoSpirito Società Benefit srl con l’obiettivo di ascoltare e promuovere le donne, favorendo la nascita di concrete collaborazioni.

Il terzo incontro di Blog in Rete si è svolto lo scorso dicembre, ed è stato interamente dedicato al Personal Branding. A parlarcene, in modo decisamente coinvolgente, un docente d’eccezione: Salvatore Russo.

Il Personal Branding utilizza gli strumenti e le tecniche del marketing per promuovere l’identità (soprattutto professionale) di una persona, e serve a rendere chiara e inconfondibile questa identità agli occhi dei nostri interlocutori.

Indispensabile per chi vuole proporre al pubblico i propri prodotti o i propri servizi, lo è altrettanto per chi è presente online e magari sta cercando lavoro. Quasi tutti i selezionatori, ormai, vanno a sbirciare i profili social di chi si propone per un posto, per farsi la prima idea di chi si troveranno davanti.

La definizione e la cura della nostra immagine online è perciò molto importante per tutti: costruisce la nostra reputazione.

Blog in Rete: il terzo incontro

I primi due incontri di Blog in Rete, sotto la paziente guida di Fabiana Palù, sono stati dedicati al Business Model Canvas.

Dopo aver delineato la nostra idea di business, il passo successivo più logico è sicuramente quello di imprimere la nostra identità in ciò che facciamo, definendo cosa vogliamo che gli altri “dicano di noi quando non siamo nella stanza” (tanto per citare Jeff Bezos, fondatore di Amazon): facendo Personal Branding, appunto.

Partenza a schiaffo: il nostro docente, Salvatore Russo, ha chiesto a ogni partecipante di descriversi brevemente. Mi piacerebbe dire che ce la siamo cavata benissimo, ma mentirei.
Io per prima – complice anche la fase di transizione che sto vivendo – ho faticato a trovare parole convincenti per descrivere me stessa e questo blog (che non a caso si chiama “Soprattutto eventuali”, chiaro indice di difficoltà ad arrivare al punto).

Per fortuna, dopo aver condiviso due intensi mesi di collaborazione e di impegno, nessuno di noi si è sentito giudicato dai compagni di corso. La prima impressione che ho avuto della mia “classe” si è perciò rivelata esatta: sono tutte persone con cui è piacevole e semplice confrontarsi, e che amano collaborare e rendersi disponibili. Persone da cui so di poter imparare molto.

Lo stile ironico e informale di Salvatore Russo (componente decisamente importante del suo personal branding) ha fatto il resto, e la giornata nel suo complesso è stata davvero piacevole e coinvolgente.

Personal Branding: cos’è

Il termine “Personal Branding” viene fatto risalire a un articolo (“The Brand called You”) pubblicato nell’agosto 1997 da Tom Peters:

“E’ semplice: tu sei un brand. Tu sei responsabile del tuo brand. Non c’è un’unica strada verso il successo. E non c’è un modo giusto per creare il brand ‘Tu’. Se non questo: comincia oggi stesso”.

Già negli anni ottanta, però, si parlava di “self branding” e “brand personale”.

Non esiste un’unica definizione di Personal Branding, universalmente riconosciuta: per Salvatore Russo ogni nostra azione, online e offline, trasmette agli altri il nostro “brand personale”. Ciò che conta è esserne consapevoli, e lavorare strategicamente sulla nostra comunicazione per trasmettere agli altri l’immagine di noi stessi che vogliamo. Lo definisce anche il nostro “profumo sociale”.

Ci sono strumenti che possono aiutare a definire il Personal Branding, come per esempio il Prisma Brand Identity (o Prisma di Kapferer), che aiuta a mettere nero su bianco sia gli aspetti fisici del nostro brand, sia quelli valoriali e relazionali, nonché l’impatto che abbiamo / che vorremmo avere sul nostro pubblico e sui nostri interlocutori.

Un passaggio cruciale, secondo Salvatore Russo, è la definizione del proprio ruolo. Se il racconto di chi siamo, facendo nostre le migliori tecniche di storytelling, può dipanarsi seguendo lo schema del “viaggio dell’Eroe”, tra le figure archetipali che compongono la narrazione potremmo scegliere se essere Aiutante (è il caso della maggior parte dei blog), Oggetto Magico o persino Tesoro.
Il ruolo dell’Eroe è quasi sempre meglio lasciarlo a chi ci legge, ai nostri interlocutori: si sentiranno valorizzati e coinvolti.

Un errore che fanno molti, in termini di Personal Branding, è pensare che i nostri profili social siano un luogo privato: in realtà siamo responsabili di tutto quello che vi comunichiamo, che perciò deve essere sempre legale, sicuro e anche opportuno.

Il segreto per fallire nella definizione del proprio Personal Branding? Salvatore Russo ha individuato tre metodi dal risultato garantito, che descrive con ironia:

  • Metodo “Candy Candy”: mescolando retorica e nostalgia, ci si piange addosso, lamentandosi sempre e incolpando chiunque altro delle proprie difficoltà. Letale, come l’amicizia della bionda orfanella.
  • Metodo “Falena”: tipico di chi si accende soltanto in presenza di pubblico, e cerca costantemente le luci della ribalta. Fastidioso.
  • Metodo “Ciuchino”: consiste nel raccontare ogni giorno, in dettaglio, qualsiasi cosa si faccia, anche la meno significativa, partendo dall’errato presupposto che agli altri interessi enormemente. Estenuante, come l’amico di Shrek durante il viaggio verso il regno di Molto Molto Lontano.

Chi è Salvatore Russo

Uomo di marketing con le mani di codice”, come si definisce lui stesso, Salvatore Russo è un professionista decisamente poliedrico e prolifico: è Brand Builder, Digital Strategist, Web Marketing Manager, Copywriter e creatore di blog da milioni di visite, nonché docente, speaker e autore o coautore di diversi libri.

Tra le sue attività principali annovera brand naming, consulenze di personal branding, ideazione e gestione di eventi e blog aziendali.

Con la società &Love realizza eventi “dal forte impatto emozionale”. Il più noto è senz’altro SEO&LOVE, giunto ormai alla quarta edizione e pensato per “imprenditori, responsabili marketing, giornalisti, blogger, editori e liberi professionisti che vogliono comprendere le migliori strategie di comunicazione, come aumentare la visibilità dei contenuti online e generare nuove opportunità di business”.

È proprio sul palco di SEO&LOVE edizione 2019 che ho avuto modo di vedere per la prima volta Salvatore Russo in azione. Averlo come docente a Blog in Rete ha confermato l’impressione che ne ho avuto allora: Salvatore, tra le tante cose, è un manuale vivente di Personal Branding.
Tutto di lui – dalla barba ai calzini – restituisce in modo coerente l’immagine di un uomo ironico e vitale, e di un professionista competente, motivato e capace di motivare. Il tutto con uno stile assolutamente unico e inimitabile.

Con tutte le attività che porta avanti, resta per me un mistero come abbia anche trovato il tempo di diventare papà e addirittura di fare il nonno. Di certo, però, nessuno meglio di lui avrebbe potuto introdurci alle gioie del Personal Branding.

Questo articolo fa parte di “Bloginrete” de LeROSA, progetto di SeoSpirito Società Benefit srl, in collaborazione con &Love e Scoprirecosebelle, che ha come obiettivo primario ascoltare le donne, collaborare con tutti coloro che voglio rendere concrete le molteplici iniziative proposte e sorridere dei risultati ottenuti. È un progetto PER le donne, ma non precluso agli uomini: è aperto a chiunque voglia contribuire al benessere femminile e alla creazione di un territorio comune, in cui vivere meglio sotto tutti i punti di vista.

Assonnati cronici

sleepy koala

Ero solito dire che il sonno è il terzo pilastro di una buona salute, accanto a dieta e attività fisica“, spiega Matthew Walker, docente di neuroscienze e psicologia all’Università di Berkeley. “Ma non lo penso più. Dormire è in assoluto la cosa più efficace che possiamo fare per garantire la salute del nostro corpo e della nostra mente“.

L’articolo da cui è tratta questa citazione è davvero interessante, e merita lo sforzo di essere letto (è in inglese).

A partire dalla mia personale esperienza, direi che viviamo in un mondo di morti di sonno, letteralmente. Dormiamo tutti troppo poco, non c’è niente che ci aiuti ad acquisire (o a ritrovare) una sana routine per il nostro riposo.

Pensiamo alla programmazione televisiva, tanto per fare un esempio: l’orario d’inizio del prime time si è spostato, negli ultimi anni, dalle 20:30 alle 21:30 circa – e, tra interruzioni pubblicitarie e lunghezza “fisiologica” di film e programmi, il più delle volte il programma di prima serata finisce attorno a mezzanotte.

Quello che non è cambiato, però, è l’inizio delle principali attività diurne: gli orari lavorativi, per intenderci, o meglio ancora quelli della scuola.

Il ragazzino o la ragazzina che guarda un film o un programma tipo “Amici”, ammesso che subito dopo vada a dormire senza fare soste sui social media (spoiler: è praticamente impossibile), chiude gli occhi dopo mezzanotte, ma la mattina seguente deve comunque essere sui banchi di scuola alle otto e un quarto: se tutto va bene dorme 6 ore, contro le otto e mezza che sarebbero salutari per i cervelli giovani.

Quanto potrà restargli in mente, delle lezioni che vedrà passare davanti ai suoi occhi a mezz’asta, durante la lunga giornata che segue una notte tanto breve?

Poco male, perché tanto davanti a sé avrà degli insegnanti adulti che hanno dormito anche meno di lui (e che hanno molti meno neuroni…), e magari hanno guidato per arrivare al lavoro, portandosi dietro il loro carico di sonno come una bomba innescata – lo fanno ogni giorno milioni di lavoratori, nel nostro Paese come nel mondo. Lo faccio anch’io.

leoni che dormono

Soluzioni?

Per me, si dovrebbe cominciare col cambiare il linguaggio: “chi dorme non piglia pesci” è una pericolosa inesattezza.

Chi non dorme, di fatto, non piglia pesci: piglia ansia, malattie, e persino un’aspettativa di vita più breve.

Nei secoli passati, il sonno era visto come una benedizione, celebrato dai poeti e dai pensatori, come spiega un altro neuroscienziato, Russell Foster, in un bellissimo Ted Talk del 2013. Per qualche ragione, oggi, il sonno è disprezzato almeno tanto quanto è agognato: chi dorme molto è un “dormiglione”, non una persona che ha a cuore la propria salute fisica e mentale. Forse dovremmo riconsiderare questa definizione.

Poi, forse, potremmo rivedere un po’ i ritmi delle nostre vite.

A cominciare dal prime time televisivo (restituiteci quell’ora in più), per dire, ma soprattutto dalla pretesa di avere qualsiasi servizio (fisico) disponibile ventiquattr’ore su ventiquattro: vada per un pronto soccorso, ma supermercati e palestre, per esempio, non sono strutture indispensabili nel cuore della notte. Il sonno lo è.

In attesa di portare a compimento – o anche solo iniziare – questa indispensabile rivoluzione per il sonno, sarebbe bello anche riconoscere il diritto a farsi un power nap, al lavoro o a scuola: un riposino veloce per superare i momenti di crisi e affrontare con slancio ed energia anche la più impegnativa delle lezioni o la più noiosa delle riunioni pomeridiane – se non addirittura per conservare abbastanza lucidità da non convocare una noiosa riunione pomeridiana…

Questo è un piano di battaglia, e non si faranno sconti.
Chi vuole aggregarsi, può cominciare subito: con una pennichella.

sleepy kitty